L’ipnosi è una tecnica che, attraverso i meccanismi di suggestione ed evocazione, permette di accedere alla parte più intima e profonda di noi: il nostro inconscio.

Il fatto che sia una tecnica così delicata implica che chi la abbia utilizza una formazione completa su come ci si struttura e ci si destruttura (in questo caso per ricostruirci) psicologicamente.

L’ipnosi funziona perché esiste il meccanismo di trance spontanea. 

Ognuno di noi, infatti, va in trance (spontanea) tutti i giorni, ma solitamente non se ne accorge: questo accade, ad esempio, quando si è “sovrappensiero”, oppure quando siamo molto concentrati su qualcosa. La trance spontanea avviene, quindi, molto più spesso di quanto immaginiamo: la discontinuità della coscienza è infatti più la norma che l’eccezione. La sensazione di continuità delle nostre giornate è creata dalla narrativa personale e dal processo costruttivo della memoria.

Grazie a questo meccanismo che, fisiologicamente, avviene in modo spontaneo è quindi possibile riprodurre il fenomeno di trance all’interno di una seduta psicoterapeutica.

La differenza dalla trance spontanea è che in psicoterapia la trance viene indotta con uno scopo: quello di accompagnare la persona a una dissociazione della propria coscienza per ricomporre un equilibrio più funzionale al suo benessere mentale.

L’ipnosi viene generalmente utilizzata quando il livello di razionalità e la nostra parte conscia funzionano eccessivamente rispetto alla nostra parte inconscia, che, in realtà, è quella che tende a guidarci molto di più. Oppure semplicemente quando si vuol fare un’esperienza di natura più profonda.

Ci sono vari metodi, varie tecniche e anche varie impostazioni teoriche alla base dell’ipnosi.

Personalmente mi sono formata, con due master, e utilizzo, quella eriksoniana integrata al modello post-razionalista.

Esattamente come un sarto cuce su misura un abito a chi ha di fronte, lo stesso accade per la psicoterapia e lo stesso accade per l’ipnosi. Mentre in psicoterapia si tende a instaurare una relazione che si basa sul nostro canale verbale e sul nostro canale non verbale, quando si parla di ipnosi si va a solleticare la parte più profonda di noi, attraverso meccanismi evocativi che ci consentono di creare una dissociazione tra mente conscia e mente inconscia: si crea così lo spazio del potenziale, graduale, cambiamento a livello profondo. E’ la trance indotta, cioè quella dissociazione della coscienza che permette di far emergere emozioni e sensazioni funzionali a un graduale, nuovo, equilibrio interiore.

È importantissimo sapere che l’ipnosi funziona perché fondamentalmente l’inconscio è un nostro alleato.

Se la nostra struttura di personalità è sufficientemente solida, esso non ci porterà mai in ‘luoghi’ interni che ci spaventano o che creano allarme. L’inconscio è un nostro alleato, per cui andrà laddove c’è uno spazio destrutturabile e ricostruibile, senza per forza far affiorare materiale inconscio insostenibile emotivamente.

Il materiale inconscio che la persona va a toccare durante una seduta ipnotica (es. immagini, ricordi, sensazioni – vere o frutto della nostra mente inconscia -) è già di per sé lavoro terapeutico, perché permette alla persona di incontrare emozioni e  sensazioni che è utile che elabori intimamente una volta usciti dallo stato di trance.

Attenzione: il terapeuta (che “evoca”) e la persona (che “si lascia accompagnare”) creano, insieme, lo stato di trance. All’interno di questo spazio, il terapeuta non interviene. Non interviene nemmeno la persona in quel momento. Ma hanno aperto la porta a un potente alleato del benessere: l’inconscio. Che adesso può far fare alla persona i passettini necessari affinché, una volta uscita dalla trance, non possa non tener conto di questo viaggio, indotto ed esperito.

In altre parole, si smuove il nostro inconscio affinché questo movimento profondo possa avere ripercussioni benefiche a livello conscio

Può accadere che dopo la una persona non si ricordi tutto quello che ha ascoltato e incontrato. Può accadere viceversa che si ricordi tutto.

Ogni seduta ipnotica è unica e è soprattutto unica per quella persona, quindi non c’è una regola standard.

Poiché non siamo fatti a compartimenti stagni, il lavoro dell’inconscio avrà degli effetti costruttivi sul nostro complesso sistema mente-corpo.

Il nostro inconscio è una parte preziosa, spesso sconosciuta, ma che è importante incontrare perché grazie all’incontro con esso possiamo “evolvere autenticamente“.

Pensiamo ai lapsus: dicono il vero perché sono l’espressione verbale di un qualcosa di inconscio.

Rendere conscio ciò che è inconscio crea quindi la possibilità di compiere scelte nella piena autenticità della nostra unicità .

Ogni seduta ipnotica è proprio come un viaggio. Il nostro inconscio si fa attraversare in modo più o meno profondo a seconda di quanto siamo pronti ad accoglierlo.

Il nostro inconscio ci protegge dai contenuti che potrebbero destabilizzarci troppo e ci espone a quelli che ci destabilizzano quanto basta per permetterci di stare meglio.

Spesso le sedute ipnotiche hanno contenuti piacevoli, perché ritoccare certe emozioni ci aiuta a riprendere la strada (conscia, stavolta) del nostro star bene.

Ogni seduta di ipnosi implica la valutazione dell’opportunità clinica, per quella persona, da parte dello Psicoterapeuta e il consenso del paziente, altrimenti non può essere effettuata.

“Finché non ne prenderai coscienza l’inconscio governerà la tua vita. E tu lo chiamerai destino” (Carl Gustav Jung)

 

Dott.ssa Elena Lensi

Psicologa, Psicoterapeuta, Specialista in Psicologia Clinica

Esperta in tecniche di Ipnosi Clinica

(OPT n. 4239)