Parliamo spesso di controllo delle nostre emozioni e dell’esigenza di controllare le nostre emozioni negative.

Ci sono due termini in questa riga che a mio avviso sono impropri.

Il primo è il controllo delle emozioni. Purtroppo le emozioni non si possono controllare perché sono delle emozioni istintive ai significati che attribuiamo a ciò che ci accade. Detto in altre parole, nessuno di noi può scegliere quale emozione provare in una certa circostanza. Pensiamoci un attimo: se fosse così, vivere sarebbe molto più semplice e facile! Invece proviamo emozioni che non vorremmo provare: ed è lì che andiamo in tilt, in misura diversa a seconda dell’intensità di tali emozioni. Il concetto di controllo delle emozioni richiama molto quello di soffocamento, di evitamento, di negazione. Soffocamento significa “reprimo ciò che sento”. Evitamento significa “non ascolto tutto ciò che sento e rivolgo la mia attenzione solo a quelle sfumature funzionali alla conferma dell’immagine che ho di me e di chi mi circonda”. Negazione significa “fingo di non provare ciò che provo”. Questi meccanismi possono essere funzionali se l’intensità delle emozioni è bassa. Tuttavia, se l’intensità è media o alta, ahimè, non funzioneranno e c’è un motivo di natura adattiva: le emozioni infatti servono a darci la direzione dei nostri passi, anche a commettere degli errori a volte, perché ‘dobbiamo passare da lì’ per raggiungere nuove consapevolezze. Le nostre emozioni, quello che proviamo, spesso vengono giudicate, da noi stessi o da chi abbiamo di fronte…o forse è come le esprimiamo che non ci piace o che non piace?!

Ecco che più che possiamo controllare invece parlare di Modulazione delle emozioni. Questo significa ascoltarle, dar loro un nome e utilizzarle proprio come si può utilizzare una bussola per orientarci nel mondo e nelle situazioni della vita.

Le emozioni infatti sono nostre alleate e hanno come scopo quello di favorire e migliorare il nostro adattamento. Quest’ultimo è un processo in cui la persona ha un ruolo attivo. Per esempio, attraversando ciò che sentiamo, “abitando le nostre emozioni”, possiamo capire bene cosa ci stiano suggerendo e quale riflessioni fare su certe relazioni in cui siamo immersi.

L’Adattamento è un processo difficile perché raramente in una situazione proviamo solo un’emozione. Molto più spesso, infatti, proviamo emozioni intense e opposte (pensiamo, ad esempio, al sollievo e al dolore che possono accompagnare una scelta di allontanamento in ambito affettivo). In questi casi l’adattamento diventa una soluzione creativa: agire in modo tale da ascoltarle tutte. Altrimenti, ricordiamocelo, o l’una o l’altra torneranno a farsi sentire con maggiore intensità, proprio per “obbligarci ad ascoltarla”. In un percorso di psicoterapia si fa anche questo: si impara a leggere le nostre emozioni, a dare loro un nome e ad ascoltarle in modo “creativo e costruttivo” in funzione della nostra evoluzione personale.

Ricordiamoci che più sfumature emotive riusciamo a cogliere in noi, più modi troviamo per ascoltare ciò che sentiamo e ciò che proviamo intimamente, più sarà semplice il compito di metterle insieme e adottare lo spazio che rispettano tutte le parti di noi (es. il nostro essere coniugi, genitori, figli, lavoratori): questo ci permetterà, di conseguenza, di trovare modalità espressive più serene perché non controlleremo niente..ma moduleremo molto, nel continuo fluire della vita.

“Senza emozione, è impossibile trasformare le tenebre in luce e l’apatia in movimento” (Carl Gustav Jung)

Dott.ssa Elena Lensi
Psicologia
Psicoterapeuta
Specialista in Psicologia Clinica
Esperta in Tecniche di Ipnosi Clinica
(OPT n. 4239)